Psychoanalysis and the Act of Artistic Creation: A Look at the Unconscious Dynamics of Creativity
Autore: Redazione Editoriale Drimmarte
Data: 01-11-2024
Argomento: Libro
Parole chiave: Luis Manuel Romano Delgado
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Luis Manuel Romano Delgado utilizza i modelli di Freud, Klein e Bion per spiegare come impulsi, tensioni e conflitti interiori siano trasformati in arte. Ogni capitolo del libro tratta specifici concetti psicoanalitici che delineano la genesi dell’atto creativo, rendendolo uno studio essenziale per comprendere le motivazioni profonde che guidano gli artisti.
La teoria freudiana della sublimazione è centrale nel libro: Freud concepisce la creatività come una forma di difesa dell’ego, che trasforma impulsi potenzialmente distruttivi in espressioni simboliche socialmente accettate. Per Freud, l’energia sessuale e aggressiva, invece di essere repressa, viene incanalata nell’arte, che diventa un mezzo di sublimazione. Questo concetto è associato al piacere e alla gratificazione narcisistica che l'artista trova nel creare, senza però essere mai del tutto libero da un sottile malcontento. Infatti, Freud nota che l’arte riesce a conciliare temporaneamente il principio del piacere con quello della realtà: l’artista evita la repressione diretta degli istinti creando uno spazio di fantasia dove le tensioni trovano sollievo.
Delgado analizza anche l’approccio di Melanie Klein, che vede la creatività come una risposta alla perdita e alla separazione. Nel modello kleiniano, l’arte agisce come un tentativo di riparare i danni subiti o percepiti, soprattutto durante la prima infanzia. Klein descrive la "posizione depressiva" come il momento in cui il bambino riconosce la madre come un “oggetto totale,” sentendo contemporaneamente amore e aggressività verso di lei. Quando il bambino percepisce di aver “danneggiato” l’oggetto amato, nasce il bisogno di riparazione. Da adulti, gli artisti spesso rivivono questa posizione depressiva: le loro opere sono viste come un atto riparativo, un modo per confrontarsi con il dolore e la separazione. Questo processo non è solo una risposta a una perdita reale, ma diventa una ricostruzione di una frattura interiore, trasformando l’esperienza di frustrazione in un prodotto estetico simbolico.
Il concetto kleiniano della riparazione è accompagnato dal modello di Winnicott, che sviluppa l’idea di uno “spazio potenziale” tra realtà e fantasia. Questo spazio è essenziale per la creazione artistica, in quanto permette all’individuo di esplorare la sua relazione con il mondo e di esprimere simbolicamente le proprie emozioni. Delgado spiega che Winnicott associa il gioco infantile all’attività artistica, notando come entrambe operino in questa dimensione intermedia. L’artista, come il bambino, usa l’arte per giocare con i propri desideri e paure, creando uno spazio sicuro in cui può rielaborare emozioni e tensioni. La capacità di utilizzare uno spazio di fantasia per comunicare emozioni difficili diventa fondamentale per l’esperienza estetica, che coinvolge tanto l’artista quanto l’osservatore.
Wilfred Bion, infine, porta un contributo significativo alla comprensione della creatività come processo dinamico tra ordine e disordine. Delgado esplora la teoria bioniana della “funzione alfa” e del “contenitore psichico” come strumenti fondamentali per comprendere come le emozioni caotiche siano trasformate in significati simbolici. Bion descrive il “contenimento” come la capacità di un individuo di tollerare e integrare emozioni intense senza essere sopraffatto. Per l’artista, questo significa confrontarsi con emozioni come ansia, paura e perdita, canalizzandole in un processo creativo che le rende comunicabili. L’equilibrio tra disintegrazione e reintegrazione, che Bion chiama “oscillazione PS<->D,” permette all’artista di esplorare nuove idee e di generare contenuti originali. La flessibilità di muoversi tra frammentazione e ricostruzione è fondamentale nella creazione artistica, permettendo di accedere a livelli di pensiero e percezione che normalmente rimarrebbero inconsci.
Questa concezione della creatività come atto trasformativo è approfondita nel capitolo sull’arte e la sublimazione. Delgado spiega che Freud considera l’arte una forma di compensazione per le limitazioni della realtà, permettendo all’artista di soddisfare desideri inibiti o frustrati. L’opera d’arte diventa così un ponte tra il mondo esterno e quello interno, un mezzo per esternare i contenuti psichici in forme simboliche. Freud sottolinea che l’artista riesce a far rivivere i suoi conflitti e desideri infantili attraverso il linguaggio simbolico, rendendo accessibili al pubblico le proprie emozioni attraverso un processo che maschera il reale. Questo “mascheramento” non è una negazione della realtà, ma un modo per renderla tollerabile e comprensibile. La capacità di rendere visibile l’invisibile è una caratteristica distintiva dell’arte sublimata.
Il libro continua con un’analisi della funzione dell’immaginazione nel processo creativo, dove la psicoanalisi incontra l’arte in un terreno comune. Delgado sostiene che, per Freud, la fantasia dell’artista non è semplicemente un’illusione, ma un mezzo per esplorare e comprendere i desideri e le paure inconsce. Questo è evidente nell’uso della “sublimazione narcisistica,” un concetto che descrive il piacere che l’artista prova nell’esprimere se stesso. Delgado osserva come Freud studi specifici artisti, come Leonardo da Vinci, per illustrare il legame tra creatività e desiderio inconscio. La capacità dell’artista di trasformare desideri infantili in simboli culturali accettabili è un esempio di come la psicoanalisi possa svelare i meccanismi nascosti dietro la creazione artistica.
Un altro capitolo importante è dedicato alla funzione dell’arte come valvola di sfogo per il disagio psichico. La psicoanalisi considera l’arte un mezzo per esternare il conflitto interno, e Delgado nota come questo sia particolarmente evidente negli artisti che hanno vissuto traumi. Egli sottolinea che il processo creativo può diventare un atto di guarigione, permettendo all’artista di riconciliarsi con parti del proprio inconscio e di confrontarsi con emozioni dolorose. L’arte offre una forma di “auto-riparazione” dove l’individuo si cura senza interventi esterni, come suggerito da Chasseguet-Smirgel, che considera la creatività un processo di auto-guarigione. Delgado mostra come questa teoria sia applicabile a vari artisti, da Frida Kahlo a Marguerite Duras, i quali hanno utilizzato la loro arte per esprimere il dolore fisico o emotivo.
Delgado esplora anche il contributo di Arietti, che introduce il concetto di “processo terziario” nel pensiero creativo. Secondo Arietti, la creatività è il risultato di una combinazione di processi primari, come le emozioni libere e fluide, e processi secondari, come la logica e l’ordine. Il processo terziario permette all’artista di integrare mondi apparentemente opposti, come il razionale e l’irrazionale, creando un’esperienza estetica che può esprimere sia ordine che caos. Delgado applica questa idea ad artisti come Picasso, notando come le opere cubiste esplorino prospettive multiple e frammenti combinati in una realtà nuova. Questo processo permette all’artista di scoprire nuove forme di espressione e di comunicare in modo innovativo con il pubblico.
In conclusione, il libro di Delgado offre una visione completa e dettagliata delle dinamiche psicoanalitiche alla base della creatività artistica. La sublimazione, la riparazione simbolica e il contenimento psichico sono presentati come pilastri fondamentali che permettono agli artisti di trasformare conflitti inconsci in simboli visivi. L’autore dimostra come l’arte sia una forma di espressione che permette all’inconscio di emergere e di dialogare con il mondo esterno, creando un ponte tra il sé e la realtà. La psicoanalisi, quindi, non è solo uno strumento per comprendere la patologia, ma un mezzo per svelare le forze creatrici che animano l’animo umano, permettendo agli artisti di esplorare e condividere il mistero della condizione umana.